Nell'estate dell'85 decido di affrontare per la prima volta l'Africa e dove se non nei parchi nazionali della Tanzania, i migliori, ai piedi del Kilimangiaro?
Il capogruppo è un triestino, mio omonimo, alquanto imbranato però.
Trascorriamo assieme due settimane in landrover scassatissime, con le taniche di gasolio tra i piedi, in sette/otto per mezzo.
Giriamo i bellissimi parchi di Tarangire con gli enormi baobab, il lake Manyara con gli ippopotami e gli enormi uccelli, lo splendido cratere del Ngoro,Ngoro dove vediamo migliaia di animali di tutti i tipi, dai leoni, ai rinoceronti, elefanti, gnu, gazzelle, iene, buffali, facoeri e assistiamo alla caccia di un gruppo di leonesse alla zebra, presa e mangiata viva davanti a noi.
Dormiamo in enormi lodge di legno in mezzo ai parchi o in tenda in mezzo alla savana, senza armi e sicurezza, sentendo la notte le urla degli animali.
Visitiamo i villaggi dei masai, allevatori di mucche, coloratissimi e ospitali e quelli dei bianchi sonjo agricoltori di cereali.
Infine passiamo all'enorme parco del Serengeti, una distesa piatta ed infinita dove purtroppo vediamo pochi animali emigrati per la stagione verso il nord.
La parte più bella è forse quella del Kilimangiaro.
Arriviamo alla base colpiti dalla bellezza della vegetazione circostante, piante di banane, caffè, terra rossa, bei villaggi di gente allegra: i neri bantù.
Purtroppo hanno istituito da poco l'obbligo del pagamento in dollari e dell'accompagnamento di guide costose. Il gruppo rinuncia e decide di alloggiare un paio di giorni alla base.
Una ragazza napoletana ed io decidiamo in autonomia la salita.
Corrompiamo il guardiamo con una banconota da 10 dollari ed entriamo nel parco.
Camminiamo circa 4 ore lungo un sentiero di terra battuta fra alberi di alto fusto.
Arriviamo a circa 3.000 metri di altitudine e alloggiamo la notte in capanne di legno a forma di piramide. La mattina successiva proseguiamo fino a circa 4.000 metri incontrando gruppi distrutti in discesa con i portatori. La vegetazione è passata dagli alberi, ai cespugli, a mucchi di erba e infine il niente prima delle nevi e ghiaccio.
Soddisfatti scendiamo e ritroviamo il gruppo.
Passiamo l'ultima settimana al mare nell'isola di Mafia, dopo aver visitato la capitale Dar es Salam e fatto i nostri orribili acquisti di avorio all'enorme mercato ora fortunatamente chiuso.
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