26.5.06

PORTOGALLO E ANDALUSIA

CIAO
ecco il racconto dell'ultimo viaggio di due settimane
in compagnia di Carmen, mia ex compagna e madre di mia figlia

il racconto è suo e lo ospito volentieri dato che scrive meglio di me
nei prossimi giorni inserirò le foto

PORTOGALLO – ANDALUSIA 23/4 – 8/5/2006


Domenica 23/4

Dopo un volo di 2.5 ore siamo arrivati a Lisbona che c’è ancora luce, si vola rasenti la città che è vasta e attraversata dal Tago, a sua volta attraversato da due ponti, il vecchio ex Salazar , ora 25/4 (perché anche per i portoghesi è una data che ricorda la liberazione dal fascismo), e il nuovo Vasco del Gama lungo circa 25 km. Abbiamo lasciato i bagagli nel nostro hotel, che si trova su una salita ripida (si chiama Gloria), che ha anche un tram elevatore, attualmente non in funzione, che trasporta i pedoni sino alla collina. Il nostro hotel si trova a circa 80 m, meno male. Abbiamo poi scarpinato fino in cima dove c’è il Barrio Alto, alla ricerca di un locale per mangiare il Bacalhao e una gentile locale di ha indirizzato in un bel ristorantino, dove si magia all’aperto, tirava un bel vento fresco, anzi freddo. Al Faria è il ristorante. C’era vicino a noi una turista brasiliana simpatica. Cena buona a base di baccalà, ma haimé 48 euro.
Siamo ridiscesi a naso e abbiamo percorso anche il Chado, un altro quartiere, considerato elegante, e quindi in hotel, non prima di essere andati a bere una ginginja, specialità alcoolica a base di ciliegia, muy barato(economico).

Lunedì 24/4

Mattino presto, dopo la prima colazione, praca Figueira, a prendere il biglietto “7 colli” un abbonamento giornaliero per tutti i mezzi di trasporto della città – costa 3.50 euro – Abbiamo preso il fatidico electrico 28 che va su e giù per i colli della città: Bairro Alto, Chado, Alfama, Estrella, Graca, ecc.ecc. Siamo andati al Castello, abbiamo visto nel dettaglio la città attraverso una camera oscura, un congegno che avevo già visto all’Avana e che si rifà a un progetto di Leonardo: ti permette di vedere la città a 360°.
Nella discesa a piedi abbiamo incontrato la Cattedrale, la Sé, (le cattedrali in Portogallo si chiamano Sé – come il nostro duomo, credo), poi praca Commercio che si trova a braccia aperte verso il mare, da lì abbiamo preso il tram 15 per Belem, ma il Monastero di S.Geronimo in stile Manuelino era chiuso e ci siamo accontentati di vederlo dal fuori e poi la Torre di Belem che quando c’è l’alta marea è proprio circondata dal mare – chiusa – Pranzo in un localino sfigato a 29 euro e quindi sempre col 15 rientro in città e in camera un po’ sfiniti.
Dopo un piccolo riposino e la doccia conciliante, di nuovo a Praca Commercio per il tramonto, ma non era proprio lì sul mare, ma più a NO –peccato – abbiamo camminato sino a Praca Pedro IV per cercare il Largo do Carmo dove avrebbe dovuto esserci una manifestazione popolare per il 25/4, ma dopo una scarpinata ulteriore sino in alto al Chado, ci siamo accorti che non c’era niente, qualche bandiera rossa e striscione, poca gente. Tram 28 sino San Vincente dove sembra ci sarebbe dovuto essere qualcosa, ma non avevamo bene le informazioni e non abbiamo trovato niente, quindi ci siamo spostati verso Praca Commercio dove ci sono localini per la cena – ottimo 28 euro –
Rua Augustea una bellissima strada pedonale che parte da Praca Commercio, passa sotto un arco e va dritta verso Praca Pedro IV, e poi una ginginja in un posto piccolo piccolo, e quindi le persone prendevano il bicchiere e stavano fuori a chiacchierare tutti in piedi; abbiamo conosciuto due algerini, uno è un pittore che vive già da 10 anni in Portogallo, ma che è stato alcuni anni anche in Italia – molto simpatici.

Martedì 25/4

Prendiamo un taxi per l’Europcar, ritiriamo l’auto – una Punto nera nuovissima – e partenza. Abbiamo pagato 101 euro in più per avere la clausola di all inclusive. Complessivamente ci è costata circa 350 euro da oggi sino al 2/5 mattino quando la lasceremo a Faro.
Dopo circa 90’ arriviamo a Evora, bella cittadina inerpicata dolcemente su un colle, con casine bianche e gialle, una austera chiesa gotica, un teatro romano, un convento ora adibito ad albergo (posada) e una bella chiesa gotica S.Francesco, dove c’è anche una cripta piena di ossa e crani in bella posta, abbiamo evitato lo spettacolo e ci siamo fermati in un localino per un piccolo pranzo veloce e partenza per Tomar, attraverso Estremoz un bel paesino distinto da una parte bassa di stradine e case bianche una rocca con un vecchio maniero, chiesa e palazzo antico adibito a posada.
Percorriamo le strade nazionali, attraverso campi ora blu, ora gialli, ora bianchi, in relazione ai vari fiori che li invadevano.
Grandi e bianche macchie di rose canine, vigneti, oliveti, si raggiunge Tomar.
Un gioiello di cittadina attraversato da un fiume, una bella piazza con una chiesa e la statua del templare che costruì il castello, la pavimentazione della piazza è in piastrelle lucide bianche e nere, il castello impera dalla collina.
Abbiamo trovato un residential a 29 euro per stanza: abbiamo deciso di dormire separati perché io per dormire devo stare supina e quindi russo. Cena a base di baccalà (ma guarda…), dopo una zuppa di patate, uova e verdure. Il tutto per 20 euro.
Ginginja in un tipo di cooperativa popolare dove adulti di tutte le età si cimentavano con impegno ad imparare passi di cha cha cha, continuando a ripetere sempre lo stesso pezzo musicale, nello stesso modo di successione di passi. A letto perché abbiamo percorso circa 300 km e siamo stanchi.

Mercoledì 26/5

Appena alzati, su in cima alla collina a visitare quel complesso chiamato dei templari, anche si loro è rimasto solo il giro delle mura, il resto è stato distrutto con spregio per fare posto a un insieme di costruzioni che si sono succedute in relazione a chi governava il posto. Quando l’ordine dei Templari fu distrutto nel 1307 il re passò tutte le ricchezze e la fortezza all’ordine di Cristo da lui stesso creato come alibi morale per aver dilapidato i Templari e poi lo stesso Ordine fu usato come foglia di fico per i delitti e le depredazioni di oltreoceano. La chiesa dei Templari è stata distrutta quasi totalmente, di fianco e a ridosso di essa è stata costruita una nuova chiesa, in stile manuelino, bella e particolare, negli interni. Ha un tempietto ottagonale centrale tutto scolpito con stucchi dorati, pitture per tutte le pareti, statue di santi nella loggette. Inoltre la costruzione è una successione di chiostri, di cortili uno nell’altro, un vero labirinto. Il tutto è maestoso, chissà cos’era nella maestosità e sobrietà dello stile dei templari.
Partenza per Fatima, dopo essere passati dall’Europcar a farci dire il significato di alcune spie del cruscotto dell’auto che si erano accese.
Fatima è una cittadina anonima in un contesto cresciuto troppo in fretta, disordinatamente. Il santuario si trova in una spianata enorme che dovrebbe raccogliere i fedeli. La chiesa è in cima a una scalinata dalla quale partono ai lati dei colonnati che sembrano un angelo con le braccia aperte ad accogliere tutti. In fondo alla spianata c’è un luogo dove apparve la madonna e che accoglie i fedeli; chi ha fatto un voto si fa la visita tutta in ginocchio . Di fianco si comprano le candele, che si accendono e si buttano in una specie di grande forno aperto in alto.
La chiesa è bella, ma niente di speciale. Manca un che di mistico, di magico.
Partiamo per Coimbra. Dopo circa 1.50 ore, ci appare abbarbicata sulla collina, ma con radici alla base molto sviluppate. E’ una città caotica, trafficata, non si sa dove andare. Non ci sono informazioni precise, si va alla cieca. La macchina te la dovresti mangiare. Dopo circa un paio di ore a girare, cercare ecc. decidiamo di andarcene e capiamo perché in una di quelle informazioni su Internet, qualcuno diceva che dopo 3 h aveva già un’idea e se ne andava.
Se dovessi tornare a Coimbra lascerei l’auto al di là del ponte prima di entrare in città e mi muoverei a piedi o con i mezzi pubblici. Ma ormai eravamo esasperati e ce ne siamo andati
Figuera de Foz a circa 1 ora da Coimbra: bella cittadina adagiata su un ampio golfo, con una spiaggia larghissima e l’oceano che la lambisce con forza.
Decidiamo di scendere a Sud e dopo un’ora circa arriviamo a Leira per imbottigliarci in un traffico locale bestiale, senza indicazioni, per perderci. Finalmente dopo aver chiesto a destra e manca troviamo la strada per Batalha. Quando si arriva, si vede questa enome chiesa con annesso convento, in stile manuelino. Cerchiamo un albergo e grazie al solito vecchietto locale troviamo un appartamentino con due camere, bagno comune per 50 euro.
Cena in un locale a base di baccalà e poi a letto.

Giovedì 27/4

Dopo la colazione a base di pastelleria, ci siamo recati a vedere la chiesa di S.Maria della Vittoria in stile Manuelino, grandiosa, gotica con tombe all’interno. Abbiamo incontrato la coppia italiana che aveva già conosciuto Gianni e abbiamo fatto la visita con loro. Dopo i saluti di rito, ci siamo trasferiti a Alcobacasa dove c’è un complesso monumentale rilevante costituito da una chiesa gotica con annesso un vasto convento con sale notevoli, anche le cucine sono sorprendenti, con cappe enormi.
Da lì ci siamo spostati a Nazarè, sull’Atlantico, doveva essere un paesino stupendo, ora è molto urbanizzato. Era famoso per le donne che si sedevano sulla spiaggia ad aspettare i mariti che arrivavano dal mare. Le anziane vestono ancora gonnelloni molto ampi, ricci, piuttosto corti, di panno pesante scozzese a quadri grandi, calzettoni di lana sotto il ginocchio e ampi scialli di lana. Trasferiti ad Abidos, una chiesa grande e isolata prima della cittadina e all’interno di mura merlate poderose che si possono percorrere tutte con stretti camminamenti, è veramente carina, leccata come la nostra S.Gimignano o altro, da lì siamo andati a Peniche su una delle punte più a Ovest del Portogallo, la costa alta e tormentata dai marosi che hanno scolpito dei strani monumenti di roccia a picco o dentro l’oceano che si infrange violentemente con mille spruzzi e spume vorticose. La riva alta è tutta cosparsa di fiori e piante grasse di mille colori e profumi. Una visione emozionante il mio impatto col MARE quello doc.
E ora Sintra: località di villeggiatura IN nel passato e ora. I monarchi e i signori vi hanno lasciato le loro dimore estive ricche e sontuose che abbiamo visitato. Il palazzo nazionale, il palazzo da Pena col parco che si trova in alto sul colle, era chiuso. Sembrava di essere in una località del lago di Como o Garda per la vegetazione particolare e ricca, per la sontuosità e la particolarità delle abitazioni, abbiamo pensato di non dormire lì, sarebbe costato troppo. Ci siamo incamminati in un’avventura alla ricerca di una sistemazione per la notte che ci ha fatto attraversare Estoril, Cascais e oltre sino a Setubal per dormire in un albergo sullo stradone del lungomare. Siamo arrivati alle 21 circa. Stravolti, nervosi, incazzati. Cena con chocco fritto (che sarebbe un fritto di calamari piuttosto grossi e da masticare lungamente. Cena e a letto presto.

Venerdì 28/4
Abbiamo sbagliato la strada e costeggiato il mare, ma siamo finiti in bocca a una fabbrica.
Abbiamo preso l’autostrada per Gandara e poi sulla statale sino al mare. Gianni ha trovato un posto solo spiaggia, mare, quasi normale e niente altro. Non mi piaceva di stare lì tutto il giorno. A malincuore Gianni ha accettato di partire e siamo giunti a Porto Corvo, un paese che in alta stagione deve essere un troiaio, tutto costruito intorno al nucleo originale. La ora non c’è nessuno, sei solo, ma c’è anche il paese, le stradette da percorrere in cerca dell’ombra e un oceano spumoso che si sbatte con violenza sulle rocce che ogni tanto lasciano apparire un anfratto con una spiaggia da raggiungere scendendo sentieri o scalette. Il tutto nel mezzo dei soliti fiori coloratissimi, l’odore e la brezza marina sono palpabili.
Per dormire in una mansarda presso un’affittacamere 40 euro due camere. La mansarda è simpatica
colle finestre sul letto, dove cantano gli uccelli. Pranzo da Ignazio e passeggiata per digerire lungo la falesia sino a una spiaggia ampia che si raggiunge con scalini, relax sulla spiaggia, dove il vento e gli spruzzi ti tengono fresca, salvo poi al rientro accorgerti che forse il sole per la prima volta è stato troppo. Telefonata a casa e tramonto sull’oceano sino alla caduta totale del sole.
Man mano si sentiva più alto il vento e meno il tepore. I gabbiani a frotte volavano rubandosi il cibo, poi improvvisamente i voli sono finiti, il sole solo qualche attimo più tardi è sceso e noi siamo andati a cena in una bella piazzetta con chiesa, aiuola fiorita, la sola del paese credo. Cataplana che è una zuppa di pesce poco brodosa, con poche qualità di pesce, molte patate e altre verdure, alloro per togliere il sapore forte. Non male, ma neppure il max – 27 euro – due passi nel paese e poi a letto.

Sabato 29/4

Colazione alla pasteleria(pasticceria/bar).
Poi dritti verso Sud. Visitata una delle ultime spiagge dell’Alentejo: Vila Nova de Montes, carina con il fiume che entra o tenta di entrare nel mare, lasciando una zona lacustre un po’ paludosa.
Arrivo nell’Algarve e la prima spiaggia Azerinha de mar è rocciosa e nera con alte pareti; quindi da Alejur ad Arrifana che si vede dall’alto, grande e incassata, poi da Carrepetera con un giro ad anello: Amado solcata da surfisti grande e Bordeira probabilmente molto ventosa perché la sabbia arriva sino alle colline formando dune e lasciando un litorale ampio. Scendendo a sud decidiamo di dormire a Vila de Bispo che si trova a pochi chilometri dalla spiaggia, alla fine ci sistemano nella stessa pensao con due ingressi diversi io con bagno, Gianni col servizio comune. Ripartiamo per Signes dopo Capo Vincente, fine della costa vicentina e punta più a SO dell’Europa. Ci fermiamo a Beliche in una spiaggia molto protetta, per arrivarci c’è una scalinata prima dolce, poi ripida e a gradoni. Essendo riparata il sole picchia. Dopo un po’ ce ne andiamo a vedere la Fortaleza di Signes costruita dal re Enrique non so che numero, dovrebbe essere famosa la sua rosa dei venti sul pavimento del cortile con diametro di 43 m, ma è sconnessa, si indovinano a fatica i raggi, se non sai di che si tratta, sembrerebbe uno strano gioco della natura.
Vediamo un po’ la cittadina, estremamente anonima, a misura di turista e ripieghiamo sul nostro paesino, da dove andiamo a vedere la spiaggia Castelejo che prima non eravamo riusciti a raggiungere perché non trovavamo la strada giusta. E’ molto bella, lunga, con pietre nere all’inizio e intorno e faraglioni. Abbiamo fatto una sosta lunga a goderci l’ultimo sole poi a casa per una doccia e a cena presso un buon ristorante dove abbiamo mangiato buon pesce, 29 euro.

Domenica 30/4

Partenza coi galli da Vila do Bispo – poi Lagos, dove abbiamo cercato disperatamente Atalaia dove avrebbe dovuto esserci un mirador, ci siamo incasinati in anonimi lussuosi quartieri con campi da golf. Siamo andati a fare un giro in città cha ha ancora verso il mare una parte di mura, una porta dalla quale sale un’erta e dietro al lungomare si sviluppa il centro storico che è poi il quartiere, anzi il paese originale, prima che la speculazione gli mettesse le mani. Siamo andati a Punta della Piedade da dove si vede dall’alto uno sviluppo di rocce, faraglioni, archi sul mare ecc., molto suggestivo. La spiaggia di Lagos è a sud del paese ed è una striscia ocra di alcuni chilometri.
Andando verso Portimao, abbiamo visto alcune spiagge: Praia de roche, molto bella con faraglioni e molto estesa. Da Portimao siamo saliti a Silves, una città sotto una fortezza con camminamento percorribile. Il forte è limitato e nel suo interno vi sono scavi che fanno indovinare insediamenti preesistenti probabilmente distrutti dal terremoto.
Albufeira città che si è estesa notevolmente intorno al vecchio nucleo. Il lungomare è carino e anche la spiaggia incoronata dalla cittadina. Spiaggia Oios d’agua e S.Eulalia, molto frequentate.
Faro è una cittadina carina con un bel centro storico.
Olhao a 10 km da Faro, bella cittadina con un bel centro storico, con stradine, viuzze, ecc.
Loulè all’interno a pochi chilometri a N da faro con una porta che entra nel giro delle mura, c’è un bel centro, piccolo ma carino.
Tavira, bella proprio con tetti particolari di tegole a forme piramidale, tante chiede, belle stradine. Abbiamo trovato una signora anziana che ci ha raccontato della città, delle sue spiagge, di Santiago e SantaMaria e non la finiva mai, si vedeva che amava la città. E’ piaciuta molto anche a me. Rientro a Faro e per fortuna abbiamo trovato un residential in centro a 2 passi dalla stazione e dall’europcar, ma non è stato affatto fatto apposta, pura fortuna,
25 euro ogni singola. Cena a base di sardine che ci hanno fatto su e giù tutta la sera. Abbiamo dovuto fare due passi per il bellissimo centro pedonale che ha anche una piccola area murata con accesso da una porta che sembra un androne. Infine capirinha e sangria per digerire e a letto.
Sono dispiaciuta per non avere fatto quello che desideravo, anche se non sarebbe stato del tutto giusto. Parlo dei fiori spontanei dell’Alentejo, quelli che si trovavano nei pressi della costa atlantica, fiori coloratissimi, di struttura da pianta grassa o sassifraga, di colori e forme meravigliosi, pensavo di trovarli in tutto l’Algarve, ma ahimè dalla costa vicentina verso laSpagna si passa a una vegetazione di tipo mediterraneo. Al castello di Signes ero quasi intenzionata a fare il furto di un fiore per qualità, ma serviva un coltellino che non avevo e poi si rimanda sempre.Non rimandare mai quello che puoi fare oggi. Più invecchio e più i proverbi mi sembrano giusti!

Altra riflessione: mi ero portata il libro di Saramago (scrittore portoghese – premio Nobel) “Viaggio in Portogallo – che ho finito in Spagna e mi sono accorta che avrei dovuto usarlo come mini-guida in quanto è un insieme di viaggi e itinerari fatti dallo scrittore per vedere un Portogallo con gli occhi di un profondo conoscitore della sua storia, della sua arte e di un estimatore delle espressioni artistiche anche popolari, considerate di minor pregio, ma che hanno radici profonde nella cultura del Paese, inoltre notizie più particolari, che nessun libro d’arte o turistico ti dà, oltre ad itinerari impensabili che ti fanno entrare nelle viscere del Paese. Certo ci vorrebbe un sacco di tempo, ma mi dispiace ad esempio di non aver saputo davanti al Tempio di Diana di Evora che non era prorio dedicato a Diana, che fu adibito per secoli per macello cittadino e solo negli ultimi anni è stato ridato al suo antico splendore, oppure che a Tomar nella chiesa Manuelina lassù alla fortezza Templare, il tempietto molto particolare di cui parlavo, veniva utilizzato per celebrare i matrimoni, sino a qualche anno fa, e i vari ospiti staccavano per souvenir pezzi di stucco, ecc. degradando e rovinando la struttura, fino a convincere chi di dovere di chiudere a queste manifestazioni e altre piccole perle…. Peccato!

Lunedì 1/5

Ultimo giorno di Portogallo. Gianni ieri ha voluto fare tutto come se fosse preoccupato di non riuscire a vedere tutto o forse voleva essere il più vicino possibile a Faro per la resa auto. Oggi, dopo un giro della città a piedi, abbiamo preso l’auto e siamo andati a Estoi e Milreu. Gli scavi romani di Milreu chiusi. A Estoi stavano preparando la festa della pigna, sugli usci delle case c’erano dei fantocci impagliati vestiti con abiti di lavoro o di casa che rappresentavano un mestiere: la tessitrice, il pastore, lo stradino ecc. La villa famosa era chiusa e sembra che sia prossima a diventare una Posada.
Dopo di lì in pieno sole, Gianni ha la pensata di andare alla praia di Faro – vicino all’aeroporto. Chilometri di spiaggia che si separa dalla terraferma perché vi passa un fiume. C’è un ponte stretto semaforato che rallenta molto il traffico dei gitanti. Ci siamo fermati molto indietro e abbiamo fatto un bel po’ di strada a piedi. La spiaggia era piena di gente, normale spiaggia, con normale mare. Dopo 6 ore di sole ce ne siamo andati cotti e stufati in tutti i sensi. Ho fatto un tuffo nell’oceano, l’acqua era frizzantemente fresca. Rientro per doccia e cena in una pizzeria-ristorante: volevamo provare la pizza portoghese che mangiavamo in Brasile, ma non è stato così e il baccalà alla brace era una specie di omelette pasticciata nella quale il baccalà per me non c’era. Pazienza. Mogli e buoi dei paesi tuoi! Ma la pizza portoghese di Rio era così buona e grande…. A letto presto, siamo strani perché il sole ci sta facendo reazione, starnutiamo e brividi.

SPAGNA – martedì 2/5

Alzati presto per le operazioni di partenza: valigie alla stazione, auto all’Europcar. Treno per S.Antonio de la Vila ore 9. Arriviamo a S.Antonio alle 10 spagnole, prendiamo un taxi per Aiamontes, la prima cittadina spagnola e da lì in pullman per Huelva, a piedi alla stazione ferroviaria per scoprire che per Cadice bisogna comunque andare a Siviglia. Prendiamo il treno per Siviglia dove 45’ dopo c’è quello per Cadice. Poi alla ricerca di una camera; alla fine troviamo un 4° piano sfigato, senza ascensore, bagno in comune 25 euro per camera. Cena in un posto omologato per turisti senza lode e senza infamia; andiamo alla stazione dei pullman per gli orari e le informazioni per i prossimi trasferimenti.
Cadice è una cittadina di origine romana e forse per questo ha strade dritte che si incrociano con altre, squadrate; il centro storico è così strutturato, poi vi sono dei bei viali lungo il perimetro delle mura. Il nostro hotel è al centro delle viuzze a 500 m da Piazza di Spagna.
Comunque è strano che non vi siano comunicazioni dal Portogallo a Cadice. Bisogna passare da Siviglia, forse per il territorio che presenta lungo la costa una zona di canali che parte da Faro e si prolunga sino qui.

Mercoledì 3/5

Tempo incerto. Chiediamo per le balene. Ci dicono che il mese di passaggio è luglio/agosto. Iniziamo a fare un giro sui bastioni che corrispondono con il lungomare, dopo essere passati danti alle cattedrali vecchia (in restauro) e nuova (chiusa). Il lungomare si estende lungo tutti i bastioni, in quanto Cadice è una penisola che finisce in due punte. In fondo dopo le due punte c’è il giardino dei genovesi, una specie di giardino botanico. Decidiamo di andare a fare un’escursione, prendiamo il pullman e andiamo a Jerez de la Frontera a circa 20 km da Cadice in direzione Siviglia; è una bella cittadina, famosa per i vini dessert. C’è un bel alcazar che ti mostra come fossero organizzati all’interno, con giardini, bagni, moschea ecc. c’è poi la cattedrale molto maestosa di pietra scura (tutte le chiese in questa città hanno questo aspetto, sarà forse materiale del posto) e questa cattedrale ha degli archi come contrafforti di sostegno nella parte alta, come le chiese francesi e del nord. La facciata è molto lavorata con delle figure grottesche, i portali sono molto lavorati.
L’interno presenta l’altare maggiore e alcune laterali, in barocco lavoratissimo che sembra manuelino; un bel coro in legno e molte altari votive una diversa dall’altra. Usciti volevamo andare a vedere la Cantina di Byasse, ma l’ingresso era di ben 17 euro la coppia. Abbiamo ripiegato per una taverna vicina, piena di botti, abbiamo bevuto del vino bianco accompagnato da olive, grissini e una specie di bologna (5 euro il tutto).
Ancora una chiesa S.Michele, regolarmente chiusa, e rientro a Cadice. Stradette, piazze, su piazzette, vicoli su vicoli, le cose che volevamo vedere: regolarmente chiuse. Il mio piede si è un po’ gonfiato per il tanto camminare, speriamo in bene! Anche se ho preso l’antidolorifico, lo strapazzo è troppo. Sto scrivendo da una pausa che ci siamo presi prima di uscire per la cena.
Un riposino per il mio piede e per lo stomaco di Gianni e poi alla ricerca di un ristorante. Dopo aver rifatto in su e giù le stradine della città vecchia, abbiamo tentato sul lungomare e abbiamo trovato un ristorante a menu fisso che a mio parere è stato un po’ meglio di quello di ieri.
Insomma qui ci sono poche libreriea, edicole non ne ho viste, pochi ristoanti, ma perché evidentemente la loro distribuzione è differente, I bar qui diventano ristorante a menu fisso; vi sono bar che fanno dei piatti volanti, come succede a mezzogiorno da noi nelle città interessate dai lavorato del terziario, solo che qui è anche di sera. I bar sono pieni di gente di loro che parla, beve, guarda la partita, c’è una vita sociale molto sviluppata: dalle 18 alle 21 tutti nelle strade a fare le vasche, poi le donne si ritirano, gli uomini vanno nei bar, nelle taverne coi loro amici.
Cadice l’abbiamo vista per lungo e per largo, anche se oltre la stazione ferroviaria c’è tutta la parte moderna che abbiamo visto in autobus, un po’ anonima, ma una vera e propria città, il mare alle spalle.

Giovedì 4/5

Sveglia presto e scarrozzamento a piedi alla stazione autobus. Ore 9.00 partenza per Algesiras. Arriviamo alle 11. Gianni va a vedere per una pensione che trova, buona a 25 euro per camera.
La città è una specie di filiale nord africana, siccome tutti i traghetti e le comunicazioni partono da qui. E’ una città molto araba, i locali, le persone ecc. Il porto ha dietro di sé un grande parcheggio di auto, containers, camion; la passeggiata lungomare si trova quindi schiacciata tra la strada principale trafficata e questa grande area di sosta. Il mare quasi non si vede. Siamo andati a Tarifa, perché qui non sanno niente di balene. Tarifa è carina, con l’alcazar che la domina, la città murata e il porto, più in alto la città moderna sorta con il turismo probabilmente. Sì qui si fa avvistamento cetacei, non proprio come dice la Colò, non soddisfatti rimborsati. Costa 30 euro con o senza balene. Oggi i giri sono già presi. Tentiamo domattina se il tempo lo permetterà. Dobbiamo telefonare per sapere se vanno o no.
Al ritorno subito in pullman per La Linea, abbiamo solo cambiato mezzo alla stazione di Algesiras. La Linea si trova a due passi da Gibilterra. E’ la parte spagnola. Per arrivarci si passa una zona industriale vasta, una commerciale e infine, dopo la raffineria, si vede il dirupo di Gibilterra con ai piedi la cittadina lambita dal mare. Dalla stazione bus al confine poche centinaia di metri, ma per arrivare al centro della città ci sono almeno 2 km. Si passa dentro l’aeroporto che è attraversato dalla strada ed è una striscia stretta tra il mare e la città. La cittadina consta di una strada pedonale circondata da abitazioni con al piano terra negozi, dalla strada principale si diramano stradine ai lati; da una parte la montagna, dall’altra la strada carrozzabile e il mare. I prezzi sono alti, si sa la sterlina!
Rientriamo col bus sino alla frontiera, poi alla stazione spagnola e rientro ad Algesiras. Chiediamo per un locale arabo per la cena (visto che siamo circondati di arabi) ci consigliano l’Andalus sulla strada che guarda il porto. Ho mangiato una frittura di pesce che qui non ho mai mangiato, Gianni il tagin di carne, non c’erano alcoolici per pasteggiare, ci siamo accontentati di coca e succo di frutta. Soli 22 euro alzati sazi e leggeri. Telefonata a casa con soli 0.45 euro by internet, un the alla menta in un locale esclusivamente magrebino e poi a letto. All’orizzonte questa sera c’è in giro una perturbazione scura che non promette niente di buono. Inshallah!

Venerdì 5/5

Questa mattina c’è il sole, allora si tenta per Tarifa.
Lasciamo i bagagli alla stazione, il pullman c’è solo alle 10.15, speriamo di farcela, perché la barca parte alle 11. Chiediamo all’autista se ci può lasciare vicino al porto, visto che la fermata é a oltre 1 km, ma ha detto di no, quindi scarpinata di corsa al molo. Gianni, carino, va a fare il biglietto di corsa, prendo la barca per un pelo. Il mare sembra un po’mosso, ma forse è la mia impressione, il natante non è grande e più si va verso il largo e più si muove con spruzzi dappertutto, le borse lasciate sul fondo, sotto i sedili, sono zuppe, noi anche. Dopo mezz’ora, direzione Tangeri, si comincia a vedere un delfino, poi un altro ancora, sono molto più grossi di quelli che ci propinano nei delfinari. Misurano 4 m. Poi c’è una piccola balena col muso tozzo, i delfini sono tantissimi, nuotano di fianco a noi, davanti, immergendosi, riemergendo, saltando giocosi con alti guizzi, è emozionante. Se non fosse che il beccheggìo della barca mi fa star male, l’ultima mezz’ora l’ho passata facendo respiri profondi e sperando che arrivasse presto l’ora di ripartire, stavo troppo male…, che fregatura!
Ma sono contenta di avere fatto l’esperienza. Agitata ed emozionata e forse ancora non troppo in forma, mi sono persa la giacca gilet a vento. Gianni va a cercarla inutilmente. Alle 14 il pullman per Algesiras e coincidenza per Malaga, riusciamo a cambiare l’orario della prenotazione dalle 17 alle 15. Pariamo e facciamo l’autostrada che si trova in alto e permette di vedere la costa,oltre ad esserci una grossa urbanizzazione al piano, sulla cima delle colline costruiscono massicci agglomerati; è un po’ triste.
Arriviamo, dopo un paio di ore e dopo aver chiesto notizie all’ufficio iinformazioni, capiamo di essere un po’ fuori, troviamo un buon hostal a 35 euri e decidiamo di restarci, è a due passi dalla stazione.
Andiamo a vedere la città, molto bella, il centro è a circa 20’ dal nostro alberego, vediamo il museo Picasso con circa una decina di sale con poche opera ognuna – 6 euro. Dopo un giro accurato del centro, quasi totalmente pedonale, cerchiamo il solito ristorante e alla fine ci infiliamo in uno squallido posto dove paghiamo tanto per mangiare male. Un buonissimo bicchiere di vino in una taverna piena di botti, dove facciano una magra chiedendo un vino da dessert, poi beviamo quello che stavano bevendo i vicini, ottimo! Domani sera ancora.
Alla stazione per vedere gli orari dei pullman per le escursioni e a letto.

Sabato 6/5

Non so perché, ma sveglia presto, pullman per Ronda 8.15, il cielo è nuvolo, ma poi viene il sole, poi se ne va ecc., il viaggio è lungo, si passa da Torremolinos, altre spiagge limitrofe, dal mare il paesaggio non sembra così orrendo, anonimo, ma i condomini hanno piccolli spazi verdi, c’è un lungomare ecc., dopo Marbella la strada sale e arriva in una zona di montagna, sembra a metà strada tra il Gransasso e il Carso, si vede questo sasso grigio ovunque e ciuffi di macchia mediterranea o simile, cioè cespugli bassi, ginestre e altri fiori del genere. Ronda è bella davvero: case signorili, le strade strette, poi vi è questo torrente ormai secco quasi che ha costruito nei secoli una strada tra le rocce, in fondo 160 m sotto, le ha tagliate costringendo l’uomo a fare dei ponti per attraversarlo; infatti c’è un ponte romano sul quale poi ci hanno lavorato i posteri, c’è un ponte arabo e infine un ponte nuovo che risale al 1800 circa, che divide o unisce la città più vecchia, dalla nuova meno vecchia (1800 circa). La parte più vecchia ha palazzi anche di origine araba, la cattedrale stessa è stata ricavata da una moschea e dal campanile con più composizioni, si indovina il vecchio minareto. Dal ponte arabo più in basso, la strada si inerpica, attraverso vie pavimentate a sassi, qua e là chiede chiuse, c’è n’è una che sembra risalga ai visigoti. Nella parte nuova c’è una delle più antiche placa de toros della spagna.
Dal ponte nuovo è suggestivo guardare verso valle per quei dirupi a picco altissimi coperti da muschio e in alcuni punti terrazzati con piccoli giardini, norie ecc.
Al ritorno da Ronda troviamo per culo un pullman un’ora prima del previsto e prendiamo un’altra strada: la sierra de les nieves, parco naturale molto bello, con pascoli, aree incontaminate, saliscendi e poi si incontrano i primi paesini bianchi: El Burgos, ecc. sino al piano dove si incontra la superstrada che in pochi km ci porta a Malaga.
Dopo una breve doccia, al centro per gli ultimi acquisti, le foto di rito; sotto la fortezza in un quartiere c’è una festa popolare per raccogliere fondi per una futura processione religiose che ogni quartiere organizza, ornano altari immensi elaborati, da trasportare. Andiamo a mangiare nei locali dove servono tapas, noi abbiamo mangiato quello che mangiano loro, bevuto quello che bevono loro, ci siamo trovati benissimo, anche se appollaiati su alti sgabelli con per tavolo delle botti.
In giro ancora, un bicchierino di vino alla nostra taverna e poi in albergo.

Domenica 7/5

Mi dispiace e sono contenta. Mi dispiace che il viaggio sia finito, sarei andata avanti sempre, se non avessi legami a casa, mamma, Mari, gatti, ecc. i soldi che non sono eterni. L’esperienza con Gianni non è stata male, forse io che non ho più paura di perdere ciò che non ho mai avuto, sono più me stessa con i pro e i contro, se mi fa incazzare, mi fa incazzare e non nascondo i miei disappunti. Gianni forse invecchiando, si è fatto più vulnerabile, malleabile devo dire che in questo viaggio è stato attento, quasi sempre disponibile, più aperto agli altri, alle mie esigenze. Sono contenta di dovermi rivedere su questo. Vuol dire che potremo riprendere a fare i nostri viaggi, per farci compagnia, perché viaggiare soli, spesso è triste ecc. Si vedrà! Con questo non voglio dire niente di più, la nostra storia è finita, ma forse una “compagnia dei viaggiatori” potrebbe essere rifondata, è tutto qui.
Con calma il pullman per Torremolinos, cittadina che poi è carina, non è tanto piccola, anzi. C’è anche una zona pedonale che va verso il mare, che è sotto e per raggiungerlo c’è la strada a scalini comodi o l’ascensore. La spiaggia è ampia, attrezzata, ma che lascia una fvasta fascia ai bagnanti liberi. Il mare è freddo e con una schiumina leggera a riva. Prendiamo ombrellone e due sdraio 8 euro. Ci stiamo tutto il giorno in relax. Riscarpinata fino alla fermata autobus che si trova in altra zona, 300 m oltre quella dove eravamo scesi stamattina. Il pullman a Malaga si ferma in altra zona, percè si tratta di una linea locale, cittadina scarpinata fino in hotel. Doccia e sgambata sino al centro. Questa sera ero proprio stanca delle camminate. Cena in un locale di tapas, dove ceniamo bene a tapas di tutti i tipi, spendiamo 30 euro. Ma è l’ultima cena. Ce lo siamo permessi. C’erano in giro un po’ di persone che chiedevano la carità agli avventori dei bar e dei ristoranti o suonavano per soldi. Un mondo vario, Poveri!
Ultima sera, domani svegli alle 6 e ritorno in Italia.