Nel 1987, la mia compagna ed io decidemmo di tornare in Turchia da soli per visitare l'est del paese dopo il viaggio di gruppo dell'anno precedente durante il quale ci eravamo conosciuti.
Durante l'attraversamento del lago di Van conoscemmo quattro veronesi, una coppia gay composta da un architetto ed un medico, un amico gay che studiava medicina e sua sorella, una maggiorata capricciosa che stonava in quello strano gruppo.
Decidemmo di noleggiare assieme un gippone con autista per visitare la zona e salire il monte Nemrut Dagi, un sito archeologico con enormi teste di una antico regno selgiuchide che aveva forgiato la cima della montagna come una piramide adibita a tomba della dinastia.
A seguito di vari terremoti la piramide aveva subito dei crolli e le teste dei re erano rotolate al suolo ma il posto era suggestivo.
A parte l'eccentricità del gruppo dei veronesi, il personaggio più originale era il nostro autista, un curdo che ogni cinque minuti sollevava in alto il braccio col pugno chiuso e gridava:Curdistan, Curdistan!
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