8.5.11

MONTENEGRO e KOSOVO

La mia prima visita del Montenegro avvenne molti anni fa quando dopo aver visitato la bella Dalmazia prosegui per il Montenegro che si trova subito a sud. Prima si entra a Castelnovo o Herceg Novi una bella localitò con una piccola spiaggetta ed il vecchio borgo coi resti del castello antico. Dopo si entra nelle Bocche di Cattaro che è una rientranza del mare che sembra un lago ed è tutta circondata da altissime montagne, La località principale è Cattaro che è tutta circondata da mura ed ha un aspetto antico con palazzi d'epoca e belle chiese. Lasciate le Bocche di Cattaro si arriva a Budva che è diventata forse il più grosso centro turistico del paese e si è ingrandita tantissimo arrampicandosi sul monte mentre ai tempi della mia visita era una piccola cittadina con le mura e le palme vicina al mare e basta. Dopo c'è un altro paese Petrovac, piccolino e con una spiaggia ad arco,Quindi la deliziosa penisola di Santo Stefano, un tempo villaggio di pescatori poi trasformato in polo turistico esclusivo. E' collegato alla terra ferma da un breve istmo di terra contornato da una bella spiaggia di sabbia. Poi si incontra Bar che è divisa in due parti, la vecchia e quasi abbandonata in montagna e la nuova tutta sviluppata lungo il mare. Un'attrazione importante è il palazzo reale estivo dei monarchi montenegrini la cui figlia sposò il re d'Italia. Andando ancora più a sud si incontra Dulcigno che è praticamente vicina al confine con l'Albania, abitata prevalentemente da albanesi. Ha un promontorio panoramico che divide la spiaggia dal porto. Dopo Dulcigno inizia la grande spiaggia o velika straza che va avanti per molti km e prosegue in Albania. Lasciata Dubrovnik attraverso la costa meridionale del Montenegro che avevo già visitato l'anno scorso, con cambio di pullman a Herceg Novi per Bar dove mi fermo la notte prima di decidere attraverso quale valico arrivare in Kosovo.
Già viste le deliziose rovine di Stari Bar in montagna, vado alla scoperta della nuova Bar, il porto principale del paese. La città è moderna, con palazzi alti sia risalenti all'epoca comunista, sia recenti, con una piazza centrale che allinea tre centri commerciali a forma conica e poi la bella passeggiata a mare in via di rifacimento.
Al centro il bel palazzo del re Nicola di Montenegro, circondato da un bel giardino parco. Al pianterreno un museo archeologico non molto interessante ed ai piani superiori le stanze originali coi mobili d'epoca del monarca montenegrino, con foto degli anni '30 della famiglia reale che annoverò la principessa Elena, andata in sposa a Vittorio Emanuele III e quindi divenuta regina d'Italia, la donna che alzò l'altezza dei Savoia, dato che il marito, chiamato sciaboletta non arrivava a 1,60 d'altezza.
L'indomani prendo il pullman che attraversa tutto il Montenegro, evitando l'Albania fino a raggiungere il Kosovo.
Il paesaggio è interessante dopo l'attraversamento di alcune gallerie e la breve sosta nella brutta capitale di Podgorica, la vecchia Titograd.
Prima si costeggia l'enorme lago Skadarsko che è diviso a metà con l'Albania con la città vicina di Scutari o Skoder e poi il fiume Moraca che ha scavato gole profonde e spettacolari nella montagna. Si attraversano pochi villaggi con belle case ed il Biogradska Gora National Park con località sciistiche di montagna e con tanta neve ancora recente, ma strade pulite, foreste di pini fino al passo che fa da confine col Kosovo, un'immensa pianura sottostante.
Come vicina di viaggio ho una simpatica cinese che va a visitare alcuni suoi negozi di borse a Berane. Parliamo per ore di Italia, Cina, Balcani. Lei ha una piccola ditta con 7 dipendenti, ma conta di ritornare in patria presto, dato che considera il Montenegro un'opportunità provvisoria, ma un paese straniero e povero, piuttosto ignorante e poco pulito anche per gli standard cinesi. Le faccio presente che ai tempi della mia visita cinese del 1983 la situazione era molto diversa e sicuramente allora il Montenegro era più sviluppato del suo enorme paese.
Dopo un breve controllo dei passaporti scendiamo e passiamo per PEIA o PEC che stupidamente salto per arrivare alla molto più lontana PRIZREN, una città che ricorda parecchio Sarajevo anche se è circolare e non longitudinale come la città bosniaca.
E'decisamente la città più vecchia e interessante del paese con la fortezza di Kalaja del secolo XI che domina dall'alto l'enorme distesa che raccoglie circa 200.000 persone. La città vecchia è stata recentemente restaurata dopo gli avvenimenti bellici che hanno portato alla distruzione parecchi edifici, soprattutto le importanti chiese ortodosse, tra cui la Chiesa del Santo Salvatore, transennata e ancora danneggiata che si incontra proprio percorrendo i tornanti che portano alla fortezza. Questa ultima è composta di alte mura e alcune gallerie interne, ma non ci sono palazzi o chiese, solo una vista spettacolare della città sottostante col fiume che sembra un canale attraversato da alcuni ponti di cui uno antico in pietra che non ha però l'altezza e la spettacolarità di quello di Mostar.
Accanto al ponte vecchio ottomano la vecchia città ricostruita presenta una pavi mentazione ad acciottolato, strade e piazzette pedonali con molti negozi per turisti e bar, pub e ristoranti frequentati soprattutto la sera dai giovani locali.
C'è una casa che il proprietario ha preteso venisse ricostruita pietra su pietra come dall'edificio originale che le autorità avevano requisito dall'altra parte del fiume per costruirvi edifici pubblici.
La Chiesa della Vergine di Levisa, patrimonio dell'Unesco è tutta transennata ed in restauro, mentre sono intatte alcune vecchie moschee coi loro minareti, in particolare quella di Sinan Pasha del 1561, vicina al ponte vecchio.
Dato che ci impiego poche ore per vedere le cose più interessanti, decido di risalire l'indomani a Peia o Pec, dato che ci vogliono meno di due ore e 3 euro di biglietto per raggiungerla in pullman.
In effetti non ne valeva la pena, dato che a parte il solito incasinato bazar che vende soprattutto articoli cinesi di bassa lega oltre ai soliti semi, spezie e formaggi locali, c'è la deludente chiesa del Patriarcato di Pec, recentemente restaurata, ma chiusa al pubblico, con una strana parete adiacente dipinta col leone di S.Marco di Venezia, forse perchè un'associazione cattolica nostrana ha provveduto alle spese del restauro.
Peia fu molto importante in passato proprio per esser stata la sede di questo Patriarcato che godette di importanza storica, religiosa e politica.
Per i serbi ortodossi ancor oggi il Kosovo, dichiaratosi indipendente solo nel 2008, è parte integrante della Repubblica Serba ed è considerato territorio sacro e storico per la presenza di importanti monasteri ed il territorio di Kosovo Polje dove si svolse la storica battaglia nel 1389 che segnò la conquista dei turchi del Regno Serbo per oltre 5 secoli e che comunque è considerata un'impresa eroica da parte serba anche se gli stessi vennero sconfitti dalle forze preponderanti turche.

Il Kosovo nei secoli successivi divenne sempre più mussulmano e abitato da albanesi convertiti all'Islam e durante il regime di Tito era Provincia Autonoma che il dittatore serbo Slobodan Milosevic fece annullare, inglobando nuovamente il territorio alla Serbia. Dopo le disastrose guerre di aggressione contro le altre Repubbliche ex jugoslave, la guerra civile con oltre 200.000 morti, i massacri di Srebrenica, Gorazde e Vukovar, l'assedio di Sarajevo e Dubrovnik, la distruzione totale di Mostar, incluso il ponte storico, venne la volta della brutale occupazione del Kosovo da parte delle truppe del generale Mladic e dei reparti speciali del paramilitare Arkan che misero a ferro e fuoco il Kosovo, costringendo gli abitanti all'abbandono dei propri villaggi distrutti.
Solo l'intervento della NATO ed il bombardamento di Belgrado e di Novi Sad, riuscirono a por fine a quel disastro ed ancor oggi il Kosovo, nonostante la recente proclamazione di indipendenza, è presieduto dalle truppe NATO della KFOR che si vedono in giro coi gipponi militari e che sostanzialmente proteggono i pochi serbi rimasti nel paese e le poche chiese ortodosse rimaste intatte o i ruderi sacri di quelle distrutte.
Un mese fa era stato eletto Presidente della Repubblica del Kosovo, Pacolli, l'ex marito della nostra Anna Oxa, anche lei di origine albanese anche se nata a Bari. Pare che gli americani non lo avessero in simpatia per la sua amicizia con Putin (Pacolli restaurò il complesso degli edifici del Cremlino di Mosca alcuni anni fa, traendone grossi guadagni e diventando poi molto ricco con attività di dubbio tenore) e dopo è stata eletta una nuova Presidente ma sembra che i kosovari non siano soddisfatti della sostituzione, convinti che gli americani abbiano troppa voce in capitolo nelle scelte del loro paese.
L'ultima visita è per la capitale, PRISHTINA, una città che lascia stupiti per la presenza di edifici moderni e dall'architettura avveneristica come la Biblioteca Nazionale, nella zona del Campus universitario, disegnata nel 1982 dal famoso architetto croato Mutnjakovic, ma anche di edifici storici come la bella moschea quattrocentesca del sultano Mehmet Fatih, detta anche Carshi.
Vicino si visita il desolante Museo Nazionale, vuoto tranne per una statua famosa in quanto i 1.500 pezzi erano stati inviati a Belgrado per protezione e non ritornarono mai indietro e oggi il Museo presenta solo le foto di alcuni di questi reperti oltre all'invito rivolto ai visitatori di far pressione verso la Serbia per la restituzione del maltolto.
Lungo il boulevard pedonale Nena Tereze, l'albanese Madre Teresa di Calcutta, nata a Skopje, oggi capitale della Macedonia, ci sono le foto di tanti kosovari scomparsi durante l'aggressione serba mentre all'interno della Galleria Nazionale c'è un interessante mostra fotografica e alcuni bei quadri di artisti locali del secolo scorso.
Ho incontrato all'ora di pranzo centinaia di studenti universitari che transitavano fra una lezione e l'altra ed ho avuto modo di discorrere con un paio di loro. Mi hanno raccontato che studiare all'Università costa circa 70 euro al mese per alloggio e mensa e che gli stipendi locali si aggirano intorno ai 200 euro mensili. Tutti si lamentano come al solito, però non ho notato segni di povertà. La popolazione è giovane, ben vestita e bar e fast food numerosissimi sono molto frequentati. Si mangia di solito il panino kebab con le patatine fritte per circa 1,50 euro e la buona birra locale costa 0,80 euro.
Sono piuttosto cari gli alberghi data la presenza degli americani della NATO che come al solito hanno rialzato i prezzi. Sono riuscito a trovare un buon albergo in centro vicino al bazar per una camera con bagno, tv e frigo per 35 euro con ricca colazione inclusa mentre vicino alla stazione dei pullman mi avevano sparato 85 euro e convinto che non avrei trovato niente sotto quel prezzo.
Invece, preso un taxi per 2 euro che mi portò al centro, il tassista mi indicò quell'ottimo albergo centrale, molto meno caro e più comodo per le visite cittadine.
Ho finito per far sfrenato shopping di CD musicali e DVD di film recenti in lingua inglese con sottotitoli in albanese al prezzo di 1 euro l'uno quando poi nel paese successivo, la Macedonia se ne potevano acquistare 6 per lo stesso prezzo!
Ho comperato poi una parure d'argento filigrana per mia figlia e alcuni profumi di rosa e altri fiori, prodotti in Arabia Saudita e venduti da un simpatico ragazzo con barba e vestito bianco da fedele mussulmano, accanto alla vecchia moschea cittadina, oltre alla stecca di sigarette Lucky Strike per la figlia viziosa, presa a Peia da un ambulante per soli 10 euro.
Che dire infine del Kosovo? Il paese più recente, travagliato, tutto in ricostruzione, con un difettoso sistema di raccolta rifiuti che si incontrano in certi angoli delle strade, con giovani festanti, ma poco avezzi con l'inglese, a differenza degli altri paesi balcanici, una natura verde piacevole ma poco interessante come paesaggio, case dignitose, strade buone, costo della vita molto basso a parte gli alberghi di Prishtina e soprattutto ritornato alla pace dopo i travagliati anni della guerra civile.
Insomma un paese che si può visitare tranquillamente e comodamente, spendendo poco anche se non risulta molto interessante e bello come il successivo, la bella Macedonia del Nord L
































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