25.8.14

Racconto del viaggio del 1984 da Lima a Rio de Janeiro

Partimmo circa in 25 con un lungo volo aereo da Roma a Lima e da lì, dopo borseggi subiti al centro ed il bidone di trovare il Museo dell'Oro chiuso per rinnovo, volamma a Cusco, la capitale dell'impero Inca. Bella città e primo impatto con l'altitudine dai 3.000 ai 4.000 mt con bevute di the di coca e dopo belle escursioni in loco alle località Inca di Ollatantambo e Pisac e cena nei ristorantini allietati da ottima musica live e tanti pisco sauer (il mojito peruviano), raggiungemmo con un treno notturno Agua Calenties, ai piedi del Machu Pichu. Il viaggi fu scomodissimo, in un vagone in cui eravamo come sardine, tra galline e sacchi di banane e arance. Io sedevo sullo stipite di uno schienale in precario equilibrio, minacciato da una indigena che temeva crollassi adosso alle sue arance. Intonammo le nostre canzoni italiane seguiti dai peruviani che cantarono le loro. Arrivati ad Agua Calientes facemmo un bagno notturno nelle vasche termali poste all'esterno di un albergo di legno dove alloggiamo sfiniti. La mattina presto un ragazzino ci condusse lungo un sentiero diretto, saltando i tornanti, in cima al sito archeologico di Machu Pichu che potemmo godere da soli in tutta libertà. Quando arrivarono le orde dei turisti coi loro pullman, noi eravamo già saliti al Huayna Pichu, il monte sovrastante dal quale si godeva una vista spettacolare. Ricordo un lama che mi sputò un liquido verde nauseabondo mentre cercavo di farmi fotografare con lui. Facemmo anche la discesa del fiume Urubamba con un gommone tra i gorghi e le rapide, rischiando di perdere una compagna di viaggio che cadde in acqua e che non sapeva nuotare ma che riuscimmo a recuperare, tirandolo letteralmente per i capelli prima che scomparisse. Ripreso il viaggio, raggiungemmo Puno sul lago Titicaca e dopo la visita ad un antichissimo sito archeologico con la porta del sole, raggiugemmo le isole galleggianti degli UROS e poi con un autobus scassatissimo la capitale La Paz. Di quella città grigia e spoglia ricordo il mercato delle streghe ed una compagna di viaggio seria e allora piuttosto antipatica che incontrai in un locale del centro mentre ballava sui tavolianca, in preda a qualcosa che aveva fumato in loco. 27 anni dopo la ricontrai a Georgetown, isola di Penang, Malesia in compagnia del marito e la trovai totalmente cambiata e molto simpatica, mi spiace non aver chiesto il contatto, lei è Luigina di Savona. Poi salimmo al monte Chakaltaya a ben 5.430 mt di altezza con un piccolo bus che scalava i tornanti in alto ghiacciati con abissi profondi 1.000 mt e senza parapetto. A circa 500 mt dalla vetta, il mezzo cominciò a sbandare verso un abisso ed io che ero seduto a fianco dello chauffer, ebbi la prontezza d'animo di aprire la porta e schizzar fuori, seguito a rotta da tutti i compagni di viaggio. Arrancammo per la mancanza di ossigeno e arrivammo in cima e al rifugio locale ci prendemmo una sbronza di tequila o rum e poi scendemmo mezzo ubriachi, incluso l'autista, al buio e col pericolo doppio rispetto alla salita. Qualche santo ci protesse a arrivammo a destinazione senza incidenti. Nei giorni successivi visitammo la valle della Luna con paesaggi spettacolari e poi riprendemmo il viaggio verso Potosì, la città dell'argento nella quale visitammo una piccola miniera dopo aver perso l'appuntamento con la guida che ci doveva accompagnare a centinaia o migliaia di metri di profondità in una miniera più grande. La meta successiva fu lo spettacolare salares di UYUNI, un lago salato grande 10 volte il Lago di Garda. Usammo un camion con ruote altissime che si addentrava nelle acque fino a raggiungere qualche ora dopo il centro del lago, totalmente di sale accecante. Dopo raggiungemmo il Nord del Cile, visitando lo spettacolare deserto di Atacama ed un piccolo e simpatico paese, San Pedro de Atacama prima di iniziare la discesa lungo la lunghissima costa del paese più lungo (come da Capo Nord alla Sicilia). Passammo velocemente per Antofagasta prima di raggiungere l'elegante capitale SANTIAGO dove ricordo una cena in un enorme ristorante con orchestra e show comico di un attore che si permetteva di criticare e di ridere dell'allora dittatore cileno Pinochet, chiamandolo Pinocchio. Il giorno dopo appresi che l'artista venne arrestato ed il locale chiuso. Ricordo che un commando di polizia ci fece scendere dal pullman e ci ordinò di schierarci in fila davanti alle rispettive valige e zaini aperti. Si fermavano soprattutto sui libri e guide turistiche, ma non avemmo noie. La tappa successiva fu nel sud del paese a Puerto Montt dove faceva veramente freddo, c'erano nuvoloni e grigio totale. Il capogruppo trovò un gatto delle nevi al quale attaccò un mezzo cingolato dentro il quale entrammo e iniziammo la salita fino al passo delle Ande dal quale scendendo si accede alla località turistica e spettacolare di Bariloche, stazione sciistica e abbellita dalla presenza di enormi laghi e pinete. Al passo uscimmo dal mezzo che non aveva finestre e ci accorgemmo di essere in mezzo a pareti di neve alte tre metri. Facemmo una battaglia di neve prima di scendere a piedi fino al confine argentino dove i doganieri si sopresero del nostro arrivo, dato che da un mese nessuno era riuscito a passare da lì a parte il nostro gruppo di pazzi italiani. A Bariloche il capogruppo torinese, accompagnato da due suoi amici, tutti e tre maestri di sci, sciò come a Portillo, alle porte di Santiago,mentre noi del gruppo andavamo in giro per il posto bellissimo, frequentando di sera le discoteche e facendo le ore piccole. Con un pullman comodo con le poltrone simili a brande e servizio di hostess con pranzo, cena e colazione, raggiungemmo dopo un lungo viaggio la bella capitale argentina di Buenos Aires. Nonostante la breve sosta riuscimmo a visitare il centro elegante, la casa Rosada, la plaza Mayo dove vedemmo la marcia delle madri dei desaparecidos e poi la strada più larga del pianeta con l'enorme obelisco. Ricordo anche le case variopinte di Caminito ed il quartiere italiano di Boca dove assistemmo al Cano catorse ad uno spettacolo di tango con la partecipazione dei più grandi artisti della specialità dato che festeggiavano il venticinquennale del locale. La penultima tappa di quel viaggio eccezionale fu la sosta alle spettacolari cascate di Iguassù che si trovano al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay Infine arrivammo nella "cidade maravilhosa" di Rio de Janeiro dove potemmo rilassarci sulle spiagge di Copacabana, Ipanema e perfino ballare in discoteca, prima di riprendere il volo per l'Italia dopo un mese di emozioni e avventure. Avemmo problemi volo e fummo costretti ad una sosta a Bogotà dove venni colto da insonnia e feci inconsciamento il giro notturno in solitaria del centro cittadino di quella che allora era una delle più pericolose città del mondo. Non mi successe niente come capita a volte agli incoscienti e principianti. Ricordo il mattino successivo la visita alla Candelaria, il centro storico della capitale colombiana, con una collina dalla quale si godeva il panorama cittadino, una chiesetta antica ed un teleferico.

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