6.3.06

CINA

























Nello stesso anno, l'83, parto in settembre, sempre con la stessa amica triestina, per la Cina
in un lungo viaggio di 5 settimane organizzato dall'Agenzia monfalconese NOSTOP VIAGGI.

Capogruppo un giovane bergamasco alla prima esperienza che se la cava egregiamente.In quel tempo la Cina era completamente diversa da oggi anche se Mao era già morto e iniziava la nuova era del modernizzatore Den Xiao Ping.Entrammo da Hong Kong che visitammo con interesse in un caldo infernale.

Migliaia di negozi sulla Kawloon street e grattacieli altissimi nella baia con imbarcazioni ristorante in mezzo.
Poi attraversammo il confine in treno turistico con il servizio da te in porcellana ai tavolini e le tende ricamate di lino alle finestre.
Arrivammo a Canton dove ricordo l'impatto con le folle sconfinate di cinesi .

Ci si teneva per mano per non perdersi in mezzo alla gente!Visitammo tra l'altro un mercato dove vendevano animali di tutti i tipi (inclusi gli insetti) oltre a verdure e frutta esotiche.

Poi la volta della città più bella e romantica, GUILIN lungo il fiume delle Perle, le grotte con le statue di Budda e le colline incantevoli rappresentate in tutti i quadri dei maggiori pittori cinesi.

Poi Hanzhou con il West Lake dove alloggiammo ciascuno in una suite con mobili antichi , all'interno di una cittadella fortezza con un parco favoloso e le guardie all'ingresso che ci costava solo 10 dollari al giorno.

Poi la deludente Suzhou, la Venezia cinese con qualche canale e un po' di giardini orientali, di pietre, ponti e canali con i bonsai.

La metropoli Shangai con il suo Bund (il lungomare con le case europee) ma senza allora i grattacieli avveneristici dell'isola di Pudong.

Quindi Xian la vecchia capitale polverosa con il suo famoso esercito di terracotta.L'incredibile capitale Pechino con la Città proibita, il Tempio del Cielo, la sconfinata Piazza Tiananmen con il mausoleo di Mao Tse Tung, il tempio tibetano dei Lama, il Palazzo d'Estate ovvero quello che è rimasto dopo la distruzione operata dagli europei durante l'occupazione.

Ci dissero che prima era più grande e preziso di tutte le regge europer messe assieme.
Visitammo anche il parco Behai con il lago e facemmo l'escursione alle tombe Ming ed alla Muraglia cinese.
Mentre il gruppo rientrava in Italia dopo soli due giorni a Pechino, la mia amica ed io ci fermammo ben due settimane da soli, visitando la Città Proibita così grande e interessante con nuove sorprese e scoperte tutti i giorni, assistendo ai favolosi spettacoli del circo cinese e dell'Opera di Pechino, venendo addirittura invitati ad inaugurare un nuovo grande magazzino nella via commerciale di allora, la Wan Fun Jin, con tanto di televisione che ci riprendeva quando comprammo tre pellicce per circa 600 dollari in totale (di cui una di volpe rossa).

Sono pentito di questi acquisti per i poveri animali, ma allora non me ne rendevo conto.Mangiavamo tutti i giorni nel favoloso ristorante del Peking Hotel a due passi dalla Piazza Tiananmen pagando circa 3 dollari a testa chiedendo sempre "chinese food at your choice", cioè cibo cinese a vostra scelta.

Ci arrivava ogni ben di Dio e tutti i giorni diverso, squisito e in abbondanza.
I tentativi precedenti di ordinare cose specifiche finivano in attese lunghissime, incomprensioni e portate deludenti.
Fummo avvicinati da tanti cinesi che volevano imparare l'inglese e addirittura uno studente si rivolse a noi in italiano perfetto.
Era autodidatta e stava facendo la tesi sulla pena di morte con riguardo al famoso libro "Dei delitte e delle pene" di Cesare Beccaria, genero o suocero di Alessandro Manzoni.
Pechino era piena di gente tutta vestita uguale (con le casacche blu e verdi sia per gli uomini che per le donne) tranne i bambini coloratissimi, tutti seri e riservati con il brutto vizio di sputare in giro.

Visitammo un sacco di templi buddisti enormi e antichi, uno più bello dell'altro.
Si mangiò molto bene, soprattutto ravioli ripieni di carne o verdure.
Si bevve tanto te (i cinesi giravano tutti con i termos colorati con l'acqua calda e le foglioline secche di te) e birra (ricordo piju in cinese) ed i panini strani, poco cotti, i baozi.

Avevo imparato anche qualche parola di cinese: yi, er,san uno,due, tre e gongongghecè, biglietto d'autobus, scèscè grazie.
Un mare di biciclette dappertutto, bellissime mostre fotografiche, una visita ad una comune cinese dove donne e uomini venivano tenuti separati nei periodi fertili della donna (il cui ciclo mestruale era segnato nelle bacheche della comune stessa).

Una bella avventura quando la Cina non era ancora il paese in enorme sviluppo, il comunismo stava appena allentando la stretta ed il turismo era all'inizio.
Oggi è tutta un'altra cosa.

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