6.2.06

BRASILE












































































Ciao

nell' 88 sempre in compagnia della madre di mia figlia (Carmen) faccio altri due bei viaggi.

Per Carnevale voliamo in Brasile acquistando il Brazil Pass, un vero affare che ci permette di girare in senso orario o antiorario per tutto l'enorme paese spendendo circa 300 dollari a testa.

A Rio con un caldo infernale, piogge torrenziali che provocano il crollo di intere favelas e tante vittime, assistiamo alla deludente preparazione del Carnevale e all'eccezionale spettacolo nel sambodromo, una struttura costruita appositamente per far sfilare i poveri di Rio per i ricchi turisti.
Ci sono le tribune in alto, su due lati, dove si balla, canta e beve ed in mezzo un viale lungo circa 1 km dove sfila la compagnia che quando è al completo occupa tutta la via con i suoi carri alti e leggeri (senza motori inquinanti ma spinti a mano), le sue mulatte sexy e seminude, i suoi costumi varipinti, la sua musica trascinante, in totale circa 5.000 persone per compagnia.

Il carnevale dura 4 giorni, di locura/pazzia e impegna le compagnie di serie A le prime due notti, le altre le notti successive.
Noi assistiamo la notte del sabato dalle 8 di sera alle 8 di mattina.
Io sono un patito del carnevale, avendo partecipato per anni ad alcune sfilate nella città di Muggia, in provincia di Trieste dove le dieci compagnie locali si sfidano in una competizione simile a quella del Palio di Siena, con colpi bassi e tanto entusiasmo per vincere il titolo annuale.

Pertanto mi godo questo spettacolo, unico al mondo e la mattina vorrei ricominciare mentre Carmen è esausta e non gliene può fregar di meno, da perfetta lombarda.

Invece voliamo a Bahia per assistere al secondo carnevale, quella da rua/strada.

Qui le compagnie si sfidano a bordo dei Trio electricos, cioè enormi TIR sui quali sono sistemati i gruppi musicali che suonano a tutto watt musica rock/samba mentre dietro, dentro un cordone tirato ci sono, vestiti tutti uguali, ma con costumi insignificanti ,i componenti della compagnia e gli ospiti a pagamento.

Pare che solo dentro questi cordoni si possa star sicuri, essendoci molta violenza di cui non ci accorgiamo, seduti nelle nostre comode tribune.

Verso mezzanotte cediamo ed andiamo a dormire, perdendo il bello della festa notturna in strada. Al mattino ripuliscono tutto con getti d'acqua a pressione.

Così, dopo aver visitato la bella città patria del condomblè, dei riti della santeria, delle vecchie e grasse baiane, dei neri ex schiavi delle coltivazioni della canna da zucchero portati colà dalla dirimpettaia Africa, andiamo anche a scoprire l'isola di Itaparica con il suo club Med, il forte spagnolo ed in città lo splendido Pelorinho, cioè il quartiere alto con le piazze con i ciottoli, le case color pastello ed un'atmsofera d'altri tempi, anche quelli drammatici dello schiavismo.

Ci sono chiese barocche e spettacoli di capoera (ballo effettuato da ragazzi vestiti di bianco che volteggiano simulando un duello a colpi di piedi e gambe).

Trascorriamo una bella serata alla cantina da Lua, dove fanno musica triste suonando il piano ed una chitarra che sembra più musica fado portoghese che samba brasiliano.

Il Brasile in effetti è più triste che allegro e non solo per la drammatica situazione economica, la forte disoccupazione che induce tante giovani a prostituirsi e migliaia di bambini a vivere la triste condizione di nino da rua, cioè bambini di strada che vivono di espedienti, rubacchiando e finendo anche ammazzati da sedicenti poliziotti pagati dai commercianti per levarsi di torno queste povere creature che sono a volte pericolose anche per i turisti che aggrediscono.

A noi va bene, ai bambini diamo da mangiare, lasciando metà del nostro pranzo costituito da bistecche e pizze enormi che si mangiano nei ristoranti all'aperto.

Partiamo per Recife, metropoli del Nord Est, che ricorda tanto Rio de Janeiro e veniamo incantati dalla vicina Olinda (o bella) che fu capitale nel passato e che conserva la bellezza di allora con le sue case bianche, le chiese barocche e le buganville che colorano un paesaggio bellissimo.
Anche Olinda ha un bel carnevale purtroppo già terminato.

Poi è la volta di un'altra metropoli all'imbocco del Rio delle Amazzoni:
Belem di cui ricordo solo il Mercado Modelo, ossia un enorme mercato del pesce.

Voliamo a Manaus in piena Amazzonia, rimanendo alquanto delusi perchè ci aspettavamo le scimmie, i pappagalli, gli alberi altissimi e invece troviamo, navigando in piroghe e battelli locali solo canali, isole, pochi animali, tante zanzare, la maestosità del largo fiume con l'incontro delle acque di due tratti diversi ed una città piacevole, con il suo famoso teatro dove si erano esibiti i maggiori artisti del secolo scorso quando Manaus era ricca e potente grazie alla produzione del caucciù.

Di seguito sempre in volo arriviamo nell'incredibile e futurista capitale Brasilia, costruita all'inizio degli anni 60 dal famoso architetto Nymeyer che voleva stupire e creare qualcosa di moderno e c'era riuscito dato che la città è unica ma anche disumana, non avendo piazze e punti d'incontro ma solo imponenti e strani edifici futuristi che ancor oggi, dopo 50 anni stupiscono per la loro modernità.
Pare che gli impiegati pubblici la abbandonino in massa nel week-end preferendo ritornare nella splendida e pù vivibile Rio.

Facciamo poi una puntata a Belo Horizonte di cui ricordo solo i grattacieli ed una piazza alla fine di un lungo viale dove il Papa celebrò la Messa in occasione della sua visita brasiliana.

Ci sono fortunatamente altre due chicche che ci entusiasmano: Parati e Ouro Preto.

La prima è una cittadina con case basse e vie lunghe e diritte che mi ricordano la bella San Cristobal de las Casas in Chiapas, Messico , però più scura e buia con tutta la pioggia che ci ha afflitto durante la permanenza.

Comunque la città è rimasta come era nel 600 ed è pertanto molto interessante.

Ouro Preto è ancora più bella: immaginate una città universitaria, piena di giovani con tante colline verdi, belle case antiche e splendide chiese barocche con tanti fiori e colori.

Ritornati a Rio ci rimaniamo, litigando ,quasi due settimane.
Visitiamo le sue innumervoli spiagge, preferendo Ipanema con il bar del poeta e musicista Vinicio De Moraes dove andiamo tutti i pomeriggi a bere la caipirinha ed assistere alle improvvisate brasiliane durante le quali ognuno partecipa alla jam-session suonando con l'oggetto a portata di mano.

Ci spingiamo anche alla nuova spiaggia lontana di Barra da Tijuca una nuova Copacabana in costruzione, ma con un'acqua cristallina a differenza di quelle piuttosto sporche delle varie spiagge cittadine.

Saliamo con il trenino a goderci il panoramo al Corcovado con il suo Cristo Redentor ed il famoso Pan de Azucar in teleferica.
Solo S.Francisco, Stati Uniti può competere con la spettacolarità di Rio, cidade maravilhosa.

Con il bonjinho (tram a cremagliera che si prende dietro la brutta cattedrale moderna) raggiungiamo il vecchio rione a monte che ti fa scoprire un sapore diverso e meno turistico della grande città delle spiagge e del carnevale.

Il Brasile è un grande e bel paese con gente stranamente più triste che allegra, ma si spiega per la drammatica situazione economica messa in risalto anche dalla compagnia carnevalesca di Beja Flor (la compagnia dei ricchi) che aveva inscenato una contestata e censurata sfilata di poveri coperti con i sacchi della spazzatura in mezzo al Cristo crocefisso.

Da allora il Brasile pare aver fatto dei passi notevoli e si incammina a diventare una delle potenze mondiali anche se non ha ancora risolto tutti i suoi problemi.
Duole oltretutto la distruzione della foresta amazzonica, patrimonio universale di verde, ossigeno, acqua e tante specie animali e vegetali.
Spero che si fermino in tempo.
Il presidente sindacalista dovrebbe dare una svolta in tal proposito.

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